Articoli e Recensioni



Abstract Articoli e Recensioni


I DIALOGHI DEL CORPO
ADRIANA SCHNAKE
A cura di Martina Fino


Adriana Schnake, psichiatra cilena, attraverso la terapia della Gestalt, propone un vero e proprio approccio olistico alla persona malata in cui la relazione terapeuta-paziente ritrova le radici nella relazione io-tu di Buber. Adriana afferma: “la nostra missione è, in primo luogo, aiutare colui che domanda aiuto ad essere consapevole del fatto che quel che gli sta succedendo ha a che vedere con se stesso, e che per quanto grave e complicato sembri, quel che gli accade sta informandolo di qualcosa di definitivamente importante per la sua vita”. L’autrice, durante la sua esperienza clinica, ebbe la prima scoperta: le persone parlano della loro malattia come se non fosse qualcosa di proprio. La persona malata non è più padrona neanche del suo stesso corpo, ciò che parla al suo posto è il suo quadro clinico. Quanto più grave è la loro malattia, tanto più i pazienti preferiscono sapere in termini medici ciò che li affligge.







VIVERE E’ SEPARARSI
Barrie Simmons
A cura di Martina Fino


In questo testo Barrie Simmons affronta il tema principale della vita: la separazione. La prima vera separazione cui l’uomo è chiamato è la nascita: dalla morte dell’embrione alla persona “gettata nel mondo”, espulsa dal paradiso embrionale. Successivamente la vita non è altro che un susseguirsi di separazioni, l’ultima delle quali è la morte. L’uomo durante la sua esistenza si impegna a ricercare una protezione illusoria, come quella originaria persa. Come si illude? Piuttosto che prendere contatto con quello che c’è, l’uomo utilizza una serie di strategie difensive che in Psicoterapia della Gestalt sono definite “interruzioni di contatto”.








IL TRAVAGLIO DEL LUTTO
di Livia Crozzoli Aite

A cura di Martina Fino

L’autrice in questo articolo esplora il cambiamento culturale e simbolico della morte all’interno della nostra società: da evento trasformativo e socialmente condiviso ad evento taciuto e vissuto in solitudine.
La dimensione del morire è stata estromessa dalle nostre coscienze e dalle nostre case; attualmente più del 70% delle persone muore in ospedale e l’evento morte è difficilmente condiviso. Solo con la recente legge delle cure palliative (n.39/1999) e le attività delle associazioni di volontariato, si è in Italia posta l’attenzione su questa importante fase di vita.


LO SGUARDO E L'AZIONE
di Oliviero Rossi
A cura di Martina Fino



Oliviero Rossi attraverso questo testo offre al lettore la possibilità di porre lo sguardo sulle molteplici modalità di applicazione delle immagini nella relazione di aiuto, aprendo la strada a differenti modalità di azione per poter stabilire una relazione terapeutica con l’altro. Il libro mi ha lasciato la sensazione che l’autore mi offrisse una mappa, fatta di materiali video-fotografici, da poter usare per addentrarmi nel territorio dell’altro. La cosa che mi porto via con piacere da queste pagine è la possibilità di poter ridare “movimento” a qualcosa che di per sé e’ fisso ed immobile, passando da un’immagine “del” tempo ad una “nel” tempo. Innumerevoli sono le possibilità di movimento, quando il paziente sceglie, porta delle immagini nel lavoro terapeutico ed infine le abita, ridandole vita con dettagli sensoriali legati al vissuto del qui ed ora. 

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IL QUI ED ORA FENOMENOLOGICO

A CURA DI MARTINA FINO


"il passato è passato... Eppure... nell'ora, nel nostro essere, ci portiamo dietro gran parte di quel passato. Ma ci portiamo dietro gran parte del nostro passato solo nella misura in cui ci portiamo dietro delle situazioni irrisolte"
(Perls, la terapia gestaltica)


La fenomenologia era in principio una branca della filosofia che si poneva come obiettivo quello di descrivere in maniera fedele e asettica la natura mutevole dell'esperienza umana; essa può essere definita come il linguaggio del pensiero esistenzialista in genere. La psicoterapia della Gestalt è fortemente correlata alla filosofia esistenzialista, così come altre psicoterapie moderne appartenenti all'approccio umanistico-esistenziale; queste terapie, seppur differenziandosi nei metodi di lavoro, sono tutte interessate al modo in cui la persona si sviluppa nel qui ed ora dell'incontro terapeutico. In psicoterapia della Gestalt l'attenzione è posta nel qui ed ora della seduta terapeutica in cui avviene, in ogni incontro, un lavoro esperienziale con le funzioni della persona. La psicoterapia della Gestalt è, così come la definisce Perls, un esempio unico di integrazione tra l'approccio comportamentale e quello fenomenologico. In Gestalt il termine "qui ed ora" è spesso associato ad una sorta di "slogan" che necessita di essere ben chiarito per evitare di essere confuso con l'idea errata che la persona debba sempre dire tutto, esprimere ogni cosa e soddisfare immediatamente i propri bisogni. La psicoterapia della Gestalt ed il qui ed ora fenomenologico richiedono di essere meglio spiegati in funzione di alcuni assunti di base.
- Il qui ed ora ha inizio con la sensazione. In Gestalt è posta molta attenzione al riconoscimento della sensazione, al come e al dove si sente nel corpo. Attraverso l'esperienza del continuum di consapevolezza (cosa senti ora?) si  aiuta la persona ad esplorare se stessa in un processo attivo di attenzione.



DIPENDENZA E CONTRODIPENDENZA AFFETTIVA:
dalle passioni scriteriate all'indifferenza vuota
di Massimo Borgioni

A CURA DI MARTINA FINO

La dipendenza affettiva è di difficile definizione, tuttavia, attualmente, nella pratica clinica è molto frequente incontrare persone con tale problematica. L'autore, in questo testo, cerca di provare a darne una definizione a partire da ciò che non è, differenziandola sia dalle altre forme di dipendenze (da sostanze e senza sostanze) sia dal disturbo dipendente di personalità. La dipendenza affettiva può essere definita come una forma di rigidità relazionale che tende a riprodursi in modo stereotipato nei confronti di un partner destinato a svolgere un ruolo, altrettanto rigido, e complementare. Ciò che caratterizza la dipendenza affettiva, nelle sue differenti forme, è la difficoltà di integrazione della polarità di dipendenza- indipendenza che tende a cristallizzarsi nella persona, dipendente affettiva, su uno degli estremi della polarità, interrompendo il continuum delle soluzioni relazionali e manifestandosi in un solo tipo di risposta: l'aggrapparsi all'altro o il rifuggirne. In questa prospettiva l'autore inserisce nel quadro classico del dipendente affettivo non solo colui che non può vivere senza l'altro, ma anche colui che non riesce a creare relazioni significative con gli altri, oltre che con se stesso; il sottotitolo del libro, "dalle passioni scriteriate all'indifferenza vuota", rimanda infatti a queste differenti forme di dipendenza affettiva. Borgioni, nel primo capitolo, cerca di indagare gli aspetti eziopatogenetici della dipendenza affettiva, mettendo in luce come essa sia fortemente correlata ad un attaccamento insicuro-ambivalente, in cui il bambino ha percepito la presenza dei genitori, ma non li ha vissuti come una reale "base sicura" su cui contare veramente.

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